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L'ipotesi di lavoro consiste in una interpretazione, in chiave etnopsichiatrica, del tarantismo pugliese, ed in una assegnazione a pieno titolo tra le forme di possessione rituale.
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L'interesse per l'argomento trattato nasce dal coinvolgimento dell'autrice in vicende che hanno profondamente segnato la storia e la cultura della sua terra d'origine, e dalla curiosità scientifica di approfondire un fenomeno che per anni è stato oggetto di vivaci controversie di natura antropologica, medica ed, in particolare, psichiatrica. Si è scelto l'approccio emopsichiatrico per la sua capacità di cogliere le differenze culturali che rientrano nel determinismo di condizioni che non possono essere definite patologiche a priori, e che richiedono una attenta valutazione del quadro in cui si inscrivono.
Analizzare il fenomeno da una prospettiva meramente psichiatrica, ignorando il contesto socio-culturale, rischierebbe una interpretazione riduttiva, mentre la consapevolezza dell'autonomia e della dignità di bagagli culturali differenti implica una rivalutazione delle modalità terapeutiche adottate da.tali culture.
Nell'esperienza esistenziale del tarantismo, il rituale di possessione offriva l'opportunità di esternarc confini emozionali profondamente radicati e di reintegrarli, in una nuova forma, nella propria personalità; in tal modo le spinte istintive, che non potevano trovare giustificazione nell'angustia del contesto culturale salentino della prima metà del '900, venivano proiettate all'esterno in una forma drammatica che attraverso la teatralizzazione e la funzione gruppoterapeutica, assumeva le valenza di esperienza catartica. La mia generazione è stata solo sfiorata dal fenomeno del tarantismo, che da alcuni anni a questa parte è tornato in auge per motivazioni relative a due diverse tipologie di interessi: da una parte la ricerca interdisciplinare condotta da vari studiosi, quali antropologi, sociologi, etnopsichiatri, allo scopo di addentrarsi e comprendere appieno il fenomeno; dall'altra la rivalutazione degli aspetti ludici e folkloristici finalizzati anche all'incremento del turismo.
Una rivalutazione del tarantismo trova, quindi, una giustificazione in due ordini di motivi: da un lato il contributo che esso può dare alla comprensione della psicoterapia contemporanea, dall'altro la sua attualità.
Biagina Carignani, nasce a Galatina, provincia di Lecce, nel giugno del 1976; si laurea in Medicina e Chirurgia, presso l'Ateneo pavese, nell'ottobre del 2000 e si specializza in Psichiatria nell'ottobre 2004. Completa nel novembre 2004 un Master triennale in Criminologia Clinica e Psicopatologia Forense. E psicoterapeuta dal dicembre 2004. Autrice di numerose pubblicazioni, ha curato la sezione neurologica e psichiatrica dell'Enciclopedia della Medicina, Boroli Editore, anno 2003.
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